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Smart working nella Pubblica Amministrazione, lo schema di direttiva
Entro tre anni il 10% dei lavoratori liberi da vincoli di luogo e orario. Ecco le linee guida. Madia: “Sperimentazione importante”
31 maggio 2017

+++ AGGIORNAMENTOSmart Working nella PA, firmata la direttiva. Ecco il testo +++

 

Prova di agilità per il pubblico impiego, che si prepara a “nuove modalità spazio temporali di svolgimento della prestazione lavorativa” e, più in generale, “nuove modalità di organizzazione del lavoro basate sull’utilizzo della flessibilità lavorativa, sulla valutazione degli obiettivi e la rilevazione dei bisogni del dipendente, anche alla luce delle esigenze di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro”.

È la promessa dello schema di direttiva sullo smart working nella PA che la scorsa settimana ha incassato il parere positivo della Conferenza Unificata. Presentato dalla ministra Marianna Madia, prevede che entro i prossimi tre anni fino al 10% dei dipendenti pubblici abbiano la possibilità di diventare “agili”, e quindi di lavorare senza precisi vincoli di luogo o di orario. Una platea potenziale di oltre trecentomila persone.

Ad aprire la strada era stata la riforma della PA (legge 214/2015), poi sono arrivate le nuove norme sul lavoro agile approvate definitivamente lo scorso 10 maggio a Palazzo Madama, che si applicano anche “nei rapporti di lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche”. Ora la direttiva e le allegate linee guida definiscono il quadro in cui operare, con un obiettivo importante: “Promuovere una nuova visione dell’organizzazione del lavoro, volta a stimolare l’autonomia e la responsabilità dei lavoratori e a realizzare una maggiore conciliazione dei tempi di vita e di lavoro”.

“Nessuna tipologia o categoria di lavoratore è aprioristicamente esclusa” chiarisce il documento, via libera quindi a impiegati, quadri e dirigenti di diversi settori, a tempo indeterminato o determinato. Toccherà alle singole amministrazioni definire attività compatibili e non, quindi mettere in campo le nuove misure, con i dirigenti che faranno da “promotori dell’innovazione” e “garanti contro le discriminazioni”, visto che i lavoratori agili devono avere per legge opportunità di crescita professionale e di carriera pari a quelle degli altri.

Dopo un’analisi del contesto e una mappatura dei bisogni dei dipendenti, verranno definiti obiettivi e caratteristiche del progetto di lavoro agile, anche attraverso un “Piano o atto interno” che preveda durata, rientri settimanali, fasce di contattabilità, utilizzo di tecnologia, criteri di selezione, sicurezza sul lavoro ecc. Amministrazioni e lavoratori stipuleranno accordi scritti, nei quali, tra le altre cose, suggerisce la direttiva, “sarebbe opportuna l’individuazione dei locali esterni”. Si partirà con progetti pilota in singole unità organizzative, sottoposti a sistemi di monitoraggio per valutare produttività e obiettivi conseguiti.

Una sfida importante sarà anche il cambiamento della cultura organizzativa. “Le nuove tecnologie di produzione di tipo digitale consentono di superare il concetto di ‘timbratura del cartellino’ e della ‘presenza fisica’ in ufficio e quindi di una prestazione lavorativa svolta in una sede e in un orario di lavoro definiti. Molte attività lavorative possono essere svolte al di fuori della propria sede lavorativa e in orari non necessariamente prestabiliti”.

Di conseguenza, l’attenzione andrà spostata dal rispetto di un orario di lavoro al raggiungimento del risultato e questo avrà ricadute anche sull’esercizio del potere di controllo da parte del datore di lavoro. I dirigenti potranno utilizzare le fasce di reperibilità per esigenze di coordinamento con i lavoratori agili, ma dovranno anche “organizzare una programmazione settimanale-quindicinale delle priorità e, conseguentemente, degli obiettivi lavorativi di breve-medio periodo”.

Lo smart working, sottolinea ancora la direttiva, “è uno strumento che mira all’incremento della produttività del lavoro in termini di miglioramento della performance individuale e organizzativa”. Andranno quindi messe a punto anche metodologie di monitoraggio e valutazione, individuando indicatori specifici dell’impatto delle nuove modalità.

"A questo punto sono pronta a firmare la direttiva e penso che sia una sperimentazione importante nella pubblica amministrazione” ha annunciato Madia dopo l’ok della Conferenza Unificata. “I tempi per l'entrata in vigore sono immediati, visto appunto che si tratta di una direttiva che dovrà essere formalizzata solo da me, cosa che farò in tempi rapidissimi. Ci saranno dei passaggi formali successivi, ma insomma io a questo punto, con il parere favorevole, la posso subito adottare".

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