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Una direttiva europea sulla conciliazione vita-lavoro
La proposta della Commissione con il nuovo Pilastro europeo dei diritti sociali. Standard minimi per congedi di paternità, parentali e per cura.
03 maggio 2017

“I genitori e le persone con responsabilità di cura hanno diritto a congedi adeguati, modalità di lavoro flessibile e accesso ai servizi di cura. Donne e uomini devono avere eguale accesso a permessi speciali per svolgere le loro responsabilità di cura e devono essere incoraggiati ad usarli in maniera bilanciata”.

L’equilibrio tra vita e lavoro è uno dei principi del nuovo Pilastro europeo dei diritti sociali lanciato lo scorso 26 aprile dalla Commissione Europea, parole che tenteranno di diventare fatti anche con una proposta di direttiva che ora andrà al vaglio di Consiglio e Parlamento.

L’obiettivo è introdurre in Europa un set di standard minimi per congedi di paternità, parentali e per responsabilità di cura, cercando di spostare il peso anche sulle spalle degli uomini, lasciando quindi più spazio alla partecipazione delle donne al mercato del lavoro.

Il testo licenziato da Bruxelles introduce per i papà il diritto ad almeno dieci giorni lavorativi di congedo in concomitanza con la nascita di un figlio. Dice anche che i congedi parentali devono durare almeno quattro mesi per genitore ed essere riconosciuti almeno fino a quando il bambino non avrà compiuto dodici anni. Per bilanciare il carico tra mamme e papà, i quattro mesi minimi non possono essere trasferiti da un genitore all’altro.

L’equilibrio vita-lavoro va però tutelato anche per chi non deve badare a bambini, ma a persone che hanno comunque bisogno di assistenza. Ecco allora che per quanti hanno familiari gravemente malati o non autosufficienti la proposta di direttiva introduce almeno cinque giorni di congedo l’anno.

I congedi di paternità, parentali e per responsabilità di cura andranno retribuiti almeno quanto i giorni di malattia. Gli Stati membri dovranno inoltre assicurare ai destinatari la possibilità di accedere, compatibilmente con le esigenze delle aziende, a forme di flessibilità (ad esempio part time e telelavoro), per poi tornare alle condizioni precedenti quando non ne avranno più bisogno.

La direttiva, coinvolgendo maggiormente gli uomini e venendo incontro alle esigenze delle donne lavoratrici, punta a sanare il divario di genere nell’occupazione, che nel 2015 secondo i dati resi noti dalla Commissione si attestava all’11,6%, ma saliva al 30% in caso di famiglie con bambini con meno di sei anni. Una situazione che pesa anche sul divario retributivo di genere (16,3%) e, a cascata, in quello pensionistico di genere (40%).

Per Marianne Thyssen, Commissaria europea per l'Occupazione, “accrescere la partecipazione delle donne al mercato del lavoro è non solo una questione di equità, ma anche una strategia tre volte vincente: è positiva per i genitori e i prestatori di assistenza che lavorano, che potranno conciliare più facilmente la vita privata e l'attività professionale, per le imprese, che saranno in grado di attirare e mantenere talenti, e per gli Stati membri, che attualmente perdono ogni anno 370 miliardi di euro a causa del divario di genere nei livelli di occupazione".

Equipeonline.it

Per approfondire:

The European Pillar of Social Rights in 20 principles

Proposal for a Directive on Work-Life Balance for Parents and Carers

An initiative to support work-life balance for working parents and carers