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Orari più flessibili contro le dimissioni delle mamme

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Orari più flessibili contro le dimissioni delle mamme

Grazie a riorganizzazione e welfare, in tre piccole società contabili le donne non devono più scegliere tra lavoro e famiglia
02 maggio 2017
Tempo di lettura: 3,9 min.
A casa bimbi piccoli ai quali badare, in ufficio un impegno che in alcuni periodi del mese va ben oltre l’orario standard. Le impiegate di tre piccolissime aziende brianzole erano strette tra questi due fuochi e avrebbero rischiato di dover rinunciare al lavoro se non avessero avuto gli strumenti giusti per conciliarlo con la famiglia. Uno scenario scongiurato da riorganizzazione degli orari, welfare aziendale e altre misure introdotte da un accordo territoriale. Anche le aziende ringraziano: oltre a tenersi strette le loro preziose lavoratrici, hanno potuto risparmiare sugli straordinari.

Il contesto

CS Sestante srl, Sestante di Ratti e C. snc e R&S Consulenze e Servizi di Impresa srl sono tre società di servizi che si occupano di amministrazione del personale, in particolare paghe e contributi, in provincia di Lecco. Complessivamente danno lavoro a quattordici persone, compresi consulenti e avvocati, ma i dipendenti sono solo otto, tutte giovani donne, sei delle quali con figli.

L’orario standard è di otto ore al giorno dal lunedì al venerdì, ma l’elaborazione delle buste paga per le aziende clienti richiede un forte impegno nella prima metà del mese, mentre nella seconda metà del mese il lavoro è più tranquillo e ordinario. Ogni dipendente gestisce di fatto un pacchetto di clienti, che la contattano e la prendono a riferimento per le proprie esigenze.

Nel 2012 è stata siglata una intesa territoriale su “Conciliazione dei tempi di vita e di lavoro” in una Conferenza Unificata alla quale hanno preso parte istituzioni, parti sociali, aziende e realtà del terzo settore. Si è aperta così la strada per un accordo firmato nel 2013 dalle tre aziende con i sindacati Fisascat Cisl e Ust Cisl nell’ambito del progetto “Dalle dimissioni al reimpiego: conciliare è possibile”, del quale era capofila CS Sestante srl.

Le misure

Con l’accordo è stata introdotta la flessibilità in entrata e uscita e la possibilità di superare l’orario standard di otto ore, ad esempio lavorando nove ore alcuni giorni e sette o sei in altri. Le ore in più confluiscono in una banca delle ore e le lavoratrici possono poi scegliere se utilizzarle per esigenze personali o se convertirle in straordinari. È stato anche sperimentato il part-time reversibile, che oggi riguarda la metà delle lavoratrici.

Grazie al contributo della Regione Lombardia è stato creato un software per elaborare via internet le paghe su un server aziendale, quindi lavorando anche da casa. Il telelavoro non richiede una stretta supervisione: a dare il ritmo sono soprattutto le scadenze contabili (ad esempio per il versamento dei contributi o dell’Iva) e quelle per la consegna dei cedolini alle aziende, un riscontro costante sul rendimento.

Con una misura di welfare aziendale, nelle buste paga delle dipendenti è arrivato un benefit da cento euro al mese per pagare un servizio di accoglienza dei loro bambini quando le scuole sono chiuse durante le vacanze estive o per le festività di Natale e Pasqua. Il servizio è stato attivato da organizzazioni no profit nell’ambito dell’intesa territoriale sulla conciliazione siglata nel 2012 e può contare, oltre che sul contributo delle aziende, su forme di finanziamento pubblico.

I risultati

La flessibilità e la banca delle ore consentono alle dipendenti di gestire meglio il tempo lavorativo conciliandolo con le esigenze familiari e si rivelano particolarmente utili a fronte di una forte diversificazione dell’impegno tra la prima e la seconda metà del mese. La possibilità di accumulare ore di lavoro quando ce n’è più bisogno, per poi usufruirne per il riposo quando il carico è meno elevato, fa anche risparmiare l’azienda perché riduce il ricorso agli straordinari.

Il part-time reversibile ha permesso di mantenere i livelli occupazionali anche a fronte di riduzioni del lavoro e soprattutto ha consentito di affrontare tre maternità in due anni senza mettere le neomamme di fronte alla scelta tra la cura dei figli e la conservazione del posto di lavoro. Eventuali dimissioni avrebbero fatto perdere all’azienda un capitale di esperienza pluriennale costruita sul campo dalle lavoratrici.

Il telelavoro è stato poco sfruttato, rivelandosi poco adatto a questa realtà aziendale. Al bisogno di socialità delle lavoratrici, che preferiscono stare in ufficio insieme alle colleghe, si aggiunge infatti la difficoltà a lavorare e a rapportarsi con i clienti da casa quando ci si sono anche i bambini.

Il contributo al servizio di accoglienza dei figli è invece un aiuto in più per le lavoratrici e un esempio fruttuoso di collaborazione tra pubblico e privato. Con il passaggio dall’intesa territoriale all’accordo, infine, è stato coinvolto il sindacato, che diversamente non avrebbe potuto essere protagonista della contrattazione in aziende così piccole.

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