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A Milano il lavoro è donna
La ricerca di Cicciomessere e Zanuso fotografa una città laboriosa e produttiva, con tassi d’occupazione femminile allineati ai paesi UE.
12 luglio 2016

Abbiamo voluto realizzare un’analisi del mercato del lavoro metropolitano osservato dal punto di vista delle donne che, oltre ai tradizionali dati sui residenti, approfondisse i dati relativi a coloro che lavorano abitualmente nella città, messi recentemente a disposizione dall’Indagine delle forze lavoro Istat sui comuni oltre i 250mila abitanti. E per una volta si può parlare di partecipazione delle donne nel mercato del lavoro in modo positivo.

Nasce così “A Milano il lavoro è donna. Il mercato del lavoro milanese in un’ottica di genere”, un lavoro di ricerca svolto da Roberto Cicciomessere e da Lorenza Zanuso che fotografa una città laboriosa, produttiva e in movimento, con tassi d’occupazione femminile allineati a quelli dei maggiori paesi dell’Unione Europea.

La Milano del lavoro delle donne è una città definitivamente terziaria con una profonda polarizzazione - non tra uomini e donne, ma tra autoctoni e stranieri. Le milanesi autoctone risultano prevalentemente knowledge workers e le straniere prevalentemente impiegate nei servizi domestici.

Milano rappresenta inoltre un laboratorio avanzato per tutte le nuove tendenze (quelle positive ma non solo) e non poteva non essere più avanti anche nel processo di de-standardizzazione del lavoro, come vediamo sia dall’incidenza delle collaborazioni, sia anche dalla quota elevata di lavoro part time. Di fatto, però, ci troviamo anche in presenza di lavoratrici che optano per rapporti di lavoro solo in parte regolari dichiarando meno ore di quanto fanno effettivamente. Infine una quota di part time involontario segnala invece la presenza di lavori ad alta qualificazione ma molto saltuari (e non necessariamente ben pagati).

In conclusione i risultati di questa ricerca potranno essere oggetto, nei prossimi mesi, di ampio confronto anche con le istituzioni locali, Regione e Comune prima di tutto, per provare a concordare alcune azioni mirate anche settoriali, così come potrebbe risultare interessante realizzare altri sudi simili con questo dettaglio e approfondimento su altre realtà metropolitane. Emergono anche precise indicazioni per le politiche del lavoro: sono troppo poche le donne che hanno trovato l’attuale occupazione, soprattutto tra le più qualificate, attraverso i canali formali d’intermediazione della domanda e dell’offerta, con un ruolo dei centri pubblici poco significativo. Ma anche l’offerta formativa rivolta alle donne deve promuovere il superamento delle subculture di genere che ancora dividono le discipline ad alto contenuto tecnico-scientifico rispetto alle discipline umanistiche.

Grazie a lavori come questi si rafforzano gli strumenti a nostra disposizione per perseguire l’obiettivo di coniugare maggiore flessibilità con maggiore occupazione, produttività e innovazione, non solo per le donne, ma per tutti i lavoratori.