Incentivi occupazione femminile

Nelle politiche nazionali ed europee il contrasto alle disparità di genere, e alla stessa crisi economica internazionale, passa attraverso la conquista di una partecipazione equilibrata di uomini e donne alla vita economica, sociale e politica. In questa ottica, promuovere l'occupazione femminile significa sviluppare politiche e misure orientate non solo all'incremento quantitativo (più donne occupate), ma anche al mantenimento (occupazioni più stabili e carriere meno discontinue e frammentate) e al miglioramento della qualità dell'occupazione delle donne (più remunerata, flessibile negli orari etc.).

Per questa ragione le politiche di incentivazione si muovono lungo due direttrici di azione: da un lato, lungo il versante della conciliazione, attraverso politiche di sistema finalizzate a rendere possibile il lavoro per il mercato da parte delle donne che hanno vincoli e responsabilità familiari (che tendono alla liberazione del tempo di cura, all'introduzione di orari e organizzazione del lavoro più flessibili, alla diffusione di servizi pubblici sostitutivi, etc.); dall'altro, lungo il versante dell'incentivazione economica del lavoro femminile mediante misure rivolte alle donne (nella forma di reddito aggiuntivo per l'acquisto di servizi sostituvi) e alle imprese che assumono donne (nella forma di incentivi fiscali e agevolazioni contributive). 

Rinviando la questione della creazione di reddito aggiuntivo per l'acquisto di servizi sostitutivi di cura, raccogliamo in questa sezione la disciplina relativa alle principali forme di incentivazione economica dell'occupazione femminile di cui possono avvantaggiarsi le imprese.

Limitiamo per ora la nostra attenzione alla disciplina di carattere nazionale, peraltro proveniente da fonti varie e frammentate, lasciando ad una fase successiva la ricostruzione del quadro normativo derivato dalle competenze regionali e provinciali in materia di lavoro.