Flessibilità di orari e luoghi

La flessibilità dell’organizzazione del lavoro, se ben realizzata, permette di coniugare una doppia crescita: efficienza aziendale e qualità della vita lavorativa. L’opzione della personalizzazione (almeno parziale) degli orari aziendali rappresenta infatti una possibile soluzione per risolvere problemi connessi alla differenziazione delle esigenze socio-temporali di vita dei lavoratori, mentre le imprese possono recuperare produttività (ad esempio, attraverso la riduzione dell’assenteismo). Casi aziendali concreti dimostrano infatti che dare risposte positive alla domanda di maggiori spazi individuali nella gestione del tempo e del luogo in cui svolgere il proprio lavoro è spesso una condizione fondamentale per affrontare i problemi di flessibilità che pongono le aziende, o per poter mantenere elevata la motivazione dei propri collaboratori.

Gli strumenti a disposizione possono agire sul versante del luogo deputato allo svolgimento della prestazione, o del tempo dedicato al lavoro.

La spinta alla flessibilità può emergere da diversi fronti, che interessano sia aziende industriali che di servizi: attività da diversificare, risposte produttive da rendere più coerenti al dinamismo dei mercati, produttività da recuperare, motivazione dei lavoratori da incentivare, ecc. Il primo passo è individuare le esigenze dell’azienda e le esigenze dei lavoratori, concentrare l’attenzione sui processi da ottimizzare, sui relativi vincoli produttivi e sulle necessità temporali delle persone, tenendo presente che possono variare nel tempo. Realizzare il “matching” delle reciproche esigenze e verificarne la fattibilità alla luce delle specificità aziendali è il passo successivo.

L’importante è ricercare il “giusto equilibrio” tra esigenze produttive ed organizzative aziendali e capacità di gestire in autonomia il tempo da parte dei lavoratori. Va posta attenzione alla pianificazione della flessibilità, per evitare effetti “paradossali”: la rigidità dell’orario di lavoro, a fronte di improrogabili esigenze di cura familiare da parte dei lavoratori, può condurre ad un maggiore assenteismo, ma, dall’altro lato, un’eccessiva flessibilità e/o autonomia, può comportare alcune inefficienze, e così via. La ricerca di un “giusto equilibrio” è quindi fondamentale, e va adeguata allo specifico contesto aziendale, le cui caratteristiche determineranno la/le formule da adottare per recuperare produttività, ridurre assenteismo e guadagnare maggiore efficienza organizzativa.

Inoltre, è bene tenere presente che la conciliazione non è solo una questione di genere. Se le soluzioni adottate rispondono ad esigenze fortemente selettive (ad esempio, rivolgendosi esclusivamente al personale con esigenze di cura) si corre il rischio di creare dei “ghetti” penalizzanti. E’ importante quindi pianificare (e condividere) sistemi di regole che possano essere utilizzati da tutti, anche per necessità eventualmente diverse dalla cura.

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